Ci si arrabbia e si litiga. Per delusione, per nervosismo, per noia, ci si arrabbia e, fin da piccoli, si scopre, con crescente entusiasmo, la liberatoria pratica dell’insulto. Si passa da “stupido, cretino, deficiente, scemo” (possibilmente detti in fila e rapidamente) rivolti ai compagni di giochi, al “testa di cazzo” ringhiato al testa di cazzo che ti taglia la strada in auto molti anni dopo.
A mio modo di vedere, per qualunque motivo lo si faccia, la pertinenza degli insulti è fondamentale. L’insulto deve essere liberatorio e soddisfacente per chi lo lancia e la soddisfazione nasce, in buona sostanza, da quanto è corretto e calzante il termine utilizzato, da quanto, cioè, l’insultato si senta tale in quel contesto.
Non puoi dare del “cazzo moscio” a tuo fratello se spezza un braccio della tua Barbie da collezione, gli puoi dare dello “stronzo”. Puoi dirgli “cazzo moscio” se dice di essersi scopato la vicina e poi scopri che le da del lei e al massimo la aiuta a portare le buste della spesa.
L’insultato deve sentirsi punto sul vivo, non deve chiedersi: perché mi sta dicendo questo? Non deve pensare, deve reagire, auspicabilmente con un altro insulto altrettanto pertinente.
Questo processo di botta e risposta ha una durata media variabile, a seconda dei soggetti coinvolti, ad ogni modo arriva ad un climax, che corrisponde al picco della lite, e spesso ne chiude gli esiti in modo brusco (Es. Lui:“Vaffanculo!”, lei: “Vaffanculo tu!”), ma lascia aperte le finestre di successivi chiarimenti. Se, invece, questo delicato meccanismo si inceppa, se uno dei due litigandi scivola su un insulto non pertinente, è scientificamente provato che le regole non scritte della discussione vengano irrimediabilmente compromesse, con effetti imprevedibili ed esponenziali che solitamente lasciano insoddisfatti l’insultante e l’insultato.
Ciò avviene perché, nel momento in cui si riceve un insulto che non ha nulla a che vedere con il tema della discussione, l’insultato è catapultato in un contesto logico che non riconosce e, sentendosi attaccato su più fronti contemporaneamente, finisce per scivolare nella modalità: difesa totale. La modalità difesa totale ha la caratteristica di sommare le cause della rabbia dell’insultato verso l’insultante, in modo esponenziale, e di liberare il soggetto da qualunque inibizione o freno interiore.
Un tipico esempio è quello del “puttana”. L’uso corretto dell’ epiteto “puttana” genera di per sé una reazione abitualmente viscerale e aggressiva, l’insulto più ricorrente che segue a questo epiteto è “frocio”, tuttavia, dare della “puttana” a una donna laddove non si stia discutendo dei suoi costumi morali provoca solitamente reazioni scomposte che vanno dal classico lancio di oggetti (preferibilmente rumorosi nello schianto) al più esuberante bicchiere di vino/vodka lanciato in faccia, anche se sono frequenti i casi di passaggio alle vie di fatto. E questo indipendentemente da quanto l’insultata abbia o meno un infimo livello morale. Per usare un termine tecnico possiamo dire che l’insulto a cazzo genera una reazione a cazzo, impulsiva, incontrollata e potenzialmente devastante.
Gli esiti di questo tipo di degenerazione della legge dell’insulto, lasciano pertanto insoddisfatti entrambi i litigandi: l’insultante non vede andare a segno il suo colpo e, in pochi istanti, si ritrova a doversi difendere dal contrattacco esasperato dell’insultato che, a sua volta, viene depistato dall’incongruenza dell’insulto e, attivando la modalità difesa totale, finisce per non rilanciare con un insulto pertinente che lo avrebbe soddisfatto.
Alla luce di questo, viene da concludere che l’unico modo per trarre il pieno appagamento dall’insultarsi è quello di conoscere un elevato numero di insulti, che possano coprire tutte le sfumature della miseria umana, e di usarli scegliendo con accuratezza, oserei dire con amore, l’insulto giusto al momento giusto.
QueSo.
se lo pubblicavate tre settimane fa mi risparmiavo una giacca in tintoria
Concordo e approvo in toto. Anche l’insulto dovrebbe scaturire da un brevissimo, infinitesimale momento di riflessione e conseguente scelta, in particolare per insulti rivolti a persone a cui teniamo. Così come ci sono in giro molte teste di cazzo che questa riflessione non la meritano…
La gamma degli insulti potrebbe risultare insufficiente per certe teste di cazzo, per le persone che si amano, invece, basta un po’ di fantasia.